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    Note disperate dell'autrice (tanto per farvi perdere ancora più tempo -.-): come potete vedere dall'orario, non è normale che una persona si metta a scrivere cose del genere alle tre di notte e infatti io non lo sono.
    Non so neanche se sarò un racconto questo, per ora è solo uno sfogo autobiografico che ho avuto necessità di mettere su carta e che se piacerà continuerò >__< ho scritto molte fanfiction ma non ho mai scritto niente del genere finora e un po' me ne vergogno, ma tanto questo è solo un forum, non credo mi farà male...spero xD
    Va beh, vi lascio alla mia storia D: ehm...si. Bene.











    1 - What if...



    Alle medie mi chiamavano “la morta”.
    Il mio banco era il primo a destra, quello dei secchioni, e accanto a me nessuno osava sedersi.
    All’epoca non portavo l’apparecchio, ma già il mio vestiario e il mio comportamento bastavano e avanzavano.
    Avevo una massa di capelli mori che non curavo minimamente al contrario delle mie compagne che non facevano altro che pettinarseli anche durante le lezioni, e che spesso si riducevano in ricci strapazzati, un viso senza una minima ombra di trucco e il corpo totalmente coperto d’inverno dai maglioni di mia nonna, larghi e lunghi fino alle ginocchia (che mi facevano sembrare almeno due taglie più grassa di quanto fossi in realtà), i pantaloni che mi comprava mia mamma, alti fin sopra i fianchi, d’estate più o meno lo stesso con l’aggiunta dei miei sandali da tedesco con tanto di calzini.
    In più come carattere non spiccavo minimamente, anzi, ero così timida e impacciata che evitavo di comunicare e molti mi scambiavano per un’autistica o per una fuori di testa che è meglio non incontrare neanche per i corridoi...e avevo anche un orrendo paio di occhiali.
    Questa ero io.
    Mia madre non aveva nessuna intenzione di farmi andare in autobus come tutti gli altri, così ogni mattina mi accompagnava lei a scuola, facendomi sempre le solite, chilometriche raccomandazioni che non ascoltavo.
    Bastava guardare fuori dal finestrino e il mondo non sembrava quasi più lo stesso.
    I miei occhi vagavano nel cielo e si perdevano rompendo totalmente i contatti con qualsiasi essere umano. Non m’interessava minimamente la realtà, preferivo di gran lunga quella piccola parolina chiamata “fantasia”, in barba ai filosofi dell’Illuminismo.
    Con mia madre poi era così semplice...parlava solo e unicamente lei.
    Bastava annuire quelle due o tre volte per farla andare avanti e poi partiva come un treno senza freni. Ai tempi pensavo spesso che era una sorta di terapia per entrambe, quel momento: per mia madre era uno sfogo, per me un modo per staccare la spina.
    La sua logorrea spesso mi accompagnava fino alla soglia della scuola, con conseguente vergogna da parte mia. Mia madre ancora mi portava per mano fin sotto l’entrata per assicurarsi che arrivassi in classe sana e salva anche se ero in seconda media, ed ero costretta ad abbassare il volto quando molti vedendo quella scena ridevano sotto i baffi.
    Era molto frustrante. Una ragazza a quell’età desidera la libertà, l’indipendenza, le prime uscite con gli amici e le evasioni dalla scuola...io invece desideravo solamente essere lasciata in pace.
    Così quando la campanella suonava mi ritrovavo i quel banco distante da tutto.
    I professori riempivano di domande mia madre, le dicevano che io ero sempre distante.
    “Sua figlia è brava, anche troppo, ma a volte ci preoccupiamo” le aveva detto una volta la professoressa di Italiano: “Sembra non avere voglia di fare niente, anche se allo stesso tempo porta sempre a termine i compiti ed è diligente”.
    Mia madre aveva replicato che era colpa della separazione, così anche i professori cominciarono a guardarmi con quel classico sguardo di commiserazione, quegli occhi pieni di stupide comprensioni per una situazione che a me non faceva né caldo né freddo.
    Anzi, ero molto contenta del fatto che finalmente si fossero separati. Mio padre e mia madre finalmente avevano ripreso a parlarsi civilmente senza per forza ricorrere al lancio delle ciabatte o alle urla spacca timpani.
    Insomma, nessuno riusciva a tradurre ciò che avrei voluto in parole povere.
    Chi da una parte, chi dall’altra, tutti sembravano interpretare disastri e io non ne potevo più di essere etichettata come la ragazza del primo banco.
    Avrei tanto voluto avere il fisico di Elisa, la bionda dell’ultimo banco, alta e snella, con lunghi capelli sempre legati in una coda di cavallo e le magliette attillate che le mettevano in mostra l’ombelico e le tette, oppure il carattere di Giada, la bassina moretta del terzo banco con una simpatia contagiosa che la metteva sempre al centro dell’attenzione, ma più ci provavo, più risultavo ridicola e mi rinchiudevo dentro le ante del mio armadio di Narnia.
    Si, Narnia, come chiamo tutt’ora il sobborgo di campagna dove ho sempre abitato: uno stupido posto abitato si e no da tre famiglie inclusa la mia a venti minuti di macchina dal paese.
    Anche per quel motivo non avevo nessun amico. Un conto è uscire di casa e ritrovarsi in paese, un conto è dover pregare tua madre di accompagnarti in macchina per un’uscita pomeridiana senza lei tra i piedi.
    Del motorino non se ne parlava neanche, non ebbi neanche il coraggio di chiederlo perché era considerato un argomento tabù, proibito.
    Così per anni quei lunghi monologhi di mia madre e i miei interminabili silenzi divennero un’abitudine quasi necessaria ogni giorno che passava. Anche la radio presto divenne vietata, dato che mia madre diceva che ascoltavo più la musica di sottofondo che lei.
    In quegli anni ascoltavo davvero di tutto, dal pop al rock, a ogni minima cosa che passava per caso in una frequenza senza neanche sapere cosa fosse...tutto faceva brodo, basta che facesse un po’ di rumore.
    Si, perché molte volte quando mi rinchiudevo nella mia stanza non sapevo di cosa parlare con me stessa, e il silenzio diventava così disarmante da costringermi ad ascoltare qualcosa che non fosse mia madre.
    Forse è da questo che poi è nata la mia passione per la musica e per il canto.
    Il fatto è che vivevo davvero per inerzia. Consumavo le giornate a scuola pregustandomi la tanto desiderata campanella della quinta ora e maledicevo il martedì e il sabato, quando si faceva educazione fisica e dovevo per forza mettere in moto il corpo e giocare assieme a quella parte di umanità che mi era estranea.
    Quando tornavo a casa e mi rifugiavo nella mia tranquilla solitudine riempivo pagine e pagine di compiti, anche per gli altri giorni e leggevo, leggevo, leggevo.
    Mi immergevo in libri che non conoscevo neanche, che rubavo dagli scaffali dei libri di mia madre per dare una sbirciatina a un mondo che non sarebbe mai potuto essere mio.
    Quando leggevo lo facevo sempre sul mio letto, sul mio piccolo letto con il copriletto blu e quando ne concludevo finalmente uno dei tanti mi ricordo che mi capitava sempre di piombare in uno strano senso di vuoto, un senso che mi faceva pensare: “E se...”
    E se fossi vissuta dentro le pagine di un libro? Mi sarei lamentata lo stesso della mia vita oppure no? E se in realtà ero davvero la protagonista di un libro senza neanche saperlo?
    Ero costretta a rimangiarmi sempre quell’ultima domanda.
    La mia vita era troppo piatta, troppo noiosa perché ci fosse un colpo di scena...e poi non ero abituata ai lieti fine.
     
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  2. Ginger†
     
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    Oh mio dio sei davvero bravissima. Adoro il modo in cui scrivi e riesci a far capire a chi legge come ti senti, davvero. Complimenti Acchan *-*
    CITAZIONE
    oppure il carattere di Giada, la bassina moretta del terzo banco con una simpatia contagiosa che la metteva sempre al centro dell’attenzione

    Strano ma vero mi sono sentita chiamata in causa. Eh sì, mi chiamo Giada, sono una nana da giardino con i capelli scuri e dal momento che ho deciso di non puntare mai sulla bellezza, punto sulla simpatia...non è detto che io ci riesca, naturalmente. Ad ogni modo continuo a credere che tu sia spassosissima in tutti i sensi.
    G.
    (e ora è chiaro perché mi firmo con G. e perché ho scelto un nick che inizia per G direi)
    :cat:
     
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    Complimenti, è una storia stupenda *^*
     
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2 replies since 9/1/2013, 03:28   105 views
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